Le strutture di fondazione e i fenomeni di degrado
Questi elementi strutturali sono sottoposti ad un modesto degrado se i terreni con i quali vengono in contatto non contengono sostanze aggressive (solfati e pirite). Queste strutture, non essendo in contatto con l’aria, sono esposte ad un bassissimo rischio di corrosione delle armature promossa dall’ingresso dell’anidride carbonica gassosa presente nell’atmosfera. Infatti in opere quali quelle interrate, dove la porosità della matrice cementizia è imbibita di acqua, l’anidride carbonica non è in grado di diffondersi nel calcestruzzo con una velocità sufficiente da poterla ritenere significativa durante la vita nominale della struttura (50 anni). Anche l’ossigeno dell’aria, al pari dell’anidride carbonica, è fortemente ostacolato nel processo di penetrazione teso al raggiungimento delle armature. La conseguenza di questa lentezza del processo di diffusione dei due gas necessari per poter promuovere il processo di corrosione delle armature induce a ritenere che questa problematica risulta trascurabile purché si provveda a garantire un sufficiente copriferro alle armature e l’assenza di zone interessate da difetti di posa in opera e compattazione quali vespai e nidi di ghiaia.
Calcestruzzo: le prescrizioni della norma UNI 11104
Caso in cui le strutture di fondazioni sono in contatto con terreni non aggressivi
La norma UNI 11104 inquadra questa tipologia di strutture nella classe di esposizione XC2 per le quali si richiede che il conglomerato abbia una classe di resistenza caratteristica minima C25/30 e un dosaggio di cemento non inferiore a 300 kg/m3. Inoltre, in accordo con gli Eurocodici, occorrerà provvedere ad un copriferro di 30 o 40 mm rispettivamente per opere in c.a. o in c.a.p.
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Credits: ingenio